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Rassegna stampa, L’Economia: “Anche le Zes in campo per il Pnrr”

Intervista sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno al Commissario Straordinario del Governo della Zes Campania e Calabria Giosy Romano: “I Comuni del Sud che non riescono a utilizzare i fondi del Piano possono chiederci di fungere da stazione appaltante”

Data:
Aprile 17, 2023

Testo integrale dell’articolo pubblicato su “L’Economia” del Corriere del Mezzogiorno di lunedi 17 aprile 2023:

Il governo, nella rimodulazione dei progetti per il Pnrr, sta valutando anche di recuperare i 630 milioni stanziati nel capitolo della coesione per le Zone economiche speciali al Sud. Potrebbe rivelarsi un imperdonabile errore perché finalmente da alcuni mesi, da quando l’ex ministra Mara Carfagna ha commissariato le Zes, sono decollate e stanno cominciando a registrare risultati lusinghieri. Prima tra tutte la Zona Economica Speciale della Campania affidata alle cure del commissario Giosy Romano, che esercita analogo ruolo anche per la Zes calabrese. Ma non solo, perché nei giorni scorsi il Commissario della Zes Adriatica interregionale Puglia-Molise, Manlio Guadagnuolo, ha autorizzato un grande investimento nel territorio dell’area industriale di Lecce, della Deghi, azienda leader in Italia nel canale e-commerce.

Nella sola Campania, in meno di un anno la Zes ha attratto 300 milioni di nuovi investimenti, solo nell’ultima settimana ha concesso cinque nuove autorizzazioni, giungendo complessivamente a 24 tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023. «Dal 2017 fino a metà dello scorso anno — rivela a L’Economia del Corriere del Mezzogiorno il commissario Giosy Romano — ci sono stati circa 455 milioni di investimenti. Dopo l’istituzione dello Sportello unico, attraverso l’autorizzazione unica, abbiamo contato nuovi investimenti per 300 milioni e 2 mila nuovi addetti».

Avviando a soluzione anche l’annosa vertenza della Whirlpool di Napoli, ubicata in area Zes. Delle due offerte per rilevarla già pervenute, mentre gli uffici stanno ancora assegnando i punteggi per decidere quale delle due prevarrà, una appare in pole position. Si tratta di quella presentata dal gruppo Tea Tek, che annovera circa 950 dipendenti con un’età media di 35 anni, del quale fanno parte otto società attive in Europa, Asia e Africa. La Società, giovane perché costituita nel maggio del 2009, è oggi presente in 10 nazioni di 4 continenti ed opera nei mercati delle acque, delle energie alternative e degli impianti industriali. Presieduta da Gino Granisso, ha la sede legale a Napoli e gli uffici operativi ad Acerra, alle porte di Roma e nell’hinterland milanese. Vuole trasformare l’ex azienda di elettrodomestici di via Argine a Napoli in un polo di progettazione e realizzazione di apparati meccanici ed elettronici di componentistica che servono per i pannelli fotovoltaici. L’aspetto maggiormente positivo riguarda il profilo occupazionale: la Tea Tek non solo riassumerebbe i 317 dipendenti della ex Whirlpool ma assorbirebbe anche manodopera aggiuntiva. «La verità è che le Zes sono un vero strumento di politica industriale – commenta Giosy Romano – Perciò è necessario metterle a sistema, realizzando in ognuna di esse una cosa diversa. Si tratta di un tentativo di allocare in queste aree che godono di benefici non solo fiscali attività produttive che possono godere dei vantaggi di una determinata localizzazione territoriale».

Le Zes sono state concepite come generaliste, ma di fronte alla strutturale carenza di un’offerta turistica organizzata nel Meridione, come fa notare il direttore di Unicredit Sud  Ferdinando Natali, si potrebbe pensare anche a vere e proprie Zone Economiche Speciali a vocazione turistica. «I Comuni meridionali che stanno dimostrando in molti casi di non riuscire a utilizzare i fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza — incalza il commissario della Zes campana — possono chiederci di fungere da stazioni appaltanti. Non solo lo prevede già la legge, ma il commissario ha il potere di agire in deroga al Codice degli Appalti, accorciando notevolmente i tempi». Le Zes «si basano su due pilastri. Una logica premiale per le aziende già insediate e che vogliano ampliarsi. E poi una logica di attrazione per gli investimenti di chi intenda allocarsi nell’area. L’obiettivo che ci preme maggiormente è la ricaduta sul territorio, in termini di Pil e di indotto». Secondo Romano, l’attrazione riguarda sia capitali italiani che stranieri: «Qui in Campania — incalza — un caso tipico è quello della multinazionale svizzera Novartis di Torre Annunziata, uno dei maggiori insediamenti farmaceutici nel Mezzogiorno, con circa 450 dipendenti e un indotto di un centinaio di persone, che ha deciso di ampliare la propria attività in loco, grazie alle semplificazioni che si possono avere in area Zes».

L’obiettivo, in altre parole, è evitare gli stranieri come Whirlpool che prendono gli incentivi e poi magari scappano via. Già, ma come si promuove lo strumento Zes nel Nord del Paese e fuori dai confini nazionali? Romano ha in mente una strategia basata su due filoni: «Andare noi a convincere gli investitori esteri che hanno tutta la convenienza a venire qui, da un lato, e poi portare gli stranieri in visita qui da noi, così da poter toccare con mano la qualità del prodotto che gli offriamo». Forti anche del fatto che una Zona Economica Speciale può durare 21 anni, e che l’Autorità di gestione non è a tempo, come avviene anche nelle altre parti del mondo dove le Zes già esistono da decenni. «Non dimentichiamo che nell’ambito di queste aree – tiene a ribadire Giosy Romano – vi sono zone franche doganali e questo può diventare un elemento importante per il reshoring, cioè per far rientrare nel nostro Paese aziende eh sono andate a investire all’estero». C’è anche un’altra opportunità che le Zone Economiche Speciali possono sfruttare, diventare un organismo intermedio per utilizzare fondi comunitari, «a patto che si allineino i piani strategici regionali quinquennali alla durata della Zes», chiarisce Romano. Naturalmente lo sviluppo economico della Campania passa anche per le Zes ma non può essere affidato solo alle Zone Economiche Speciali. «Nei primi mesi del 2023 siamo già riusciti ad attrarre investimenti per circa 400 milioni – anticipa l’assessore alle Attività Produttive, Antonio Marchiello – E’ questo l’ammontare delle somme che impegneranno La Doria, Unilever e Leonardo. Frattanto stanno partendo bandi per progetti da 3 a 15 milioni, grazie al miliardo stanziato per le imprese».

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